ESP 2 – FENOMENI PARANORMALI

Alex, studente di cinema, è un patito dell’horror ed è deluso dai film odierni, tipo ESP – Fenomeni paranormali: preferisce quelli dei maestri come Craven e Carpenter. Uno sconosciuto utente di YouTube comincia però a mandargli messaggi e filmati da ESP – Fenomeni paranormali. Alex è intrigato dalla cosa e scopre che, stranamente, nessuna delle persone coinvolte nel film è rintracciabile. La ricerca di eventuali “superstiti” diventa un’ossessione al punto da provocargli guai con la fidanzata Jennifer, attrice nel suo film studentesco. Alex si convince che tutto quanto è stato mostrato in ESP – Fenomeni paranormali è vero. Riesce a parlare con Jerry Hartfield, il produttore del film, che, non sapendo d’essere segretamente filmato da Alex, gli conferma che era tutto vero. Alex però vuole le prove. Trovato – grazie allo sconosciuto di YouTube – il manicomio posseduto dai fantasmi in cui è stato girato il film, Alex, assieme alla fidanzata e a qualche amico, ci entra di nascosto per filmare. Naturalmente, troverà più di quello che cerca.
La premessa è interessante come esperimento di metacinema e come riflessione sull’ambiguità dei found footage movies (basati cioè sull’asserita realtà dei filmati presentati), ma si dilunga in modo eccessivo nel presentare sommariamente un nuovo set di personaggi per poi sfociare sostanzialmente in una ripetizione di quanto già mostrato nel primo film: in pratica, una nuova troupe, stavolta di studenti – forse per acchiappare il pubblico giovanile – si ritrova nella stessa location (il manicomio abbandonato) davanti alle stesse cose (i fantasmi dalla bocca larga). Fortunatamente, l’ultimo terzo del film si distacca in parte dal percorso segnato e introduce elementi di orrore “cosmico” che ampliano l’orizzonte (metafisico) del film e segnalano almeno il tentativo di liberarsi dai luoghi comuni dell’iterazione per cercare di dare un senso alla vicenda, anche attraverso il richiamo finale alla forza del cinema come mezzo di espressione e come manipolatore delle menti degli spettatori.
Qualche effetto speciale in più e qualche discreto momento di apparente rivolgimento narrativo (la fuga in hotel) non aiutano però a superare la banalità dell’insieme. Inoltre, il filone dei reality horror ha già da tempo mostrato la corda e i suoi difetti strutturali, non ultimo dei quali la lentezza e la ripetitività del procedere che qui, accompagnate dalla petulanza dei dialoghi finto-realistici, si fanno sentire in modo particolare.
Pur essendo, volutamente, una summa di luoghi comuni, le scene del film horror studentesco (Slash N’ Burn) che Alex sta girando rappresentano una positiva isoletta di aria fresca, anche perché sono girate meglio, senza i movimenti di macchina da mal di mare del film “principale”. Colin Minahan e Stuart Ortiz (The Vicious Brothers), registi del prototipo e sceneggiatori di questo, fanno un simpatico cameo come “non” autori di ESP – Fenomeni paranormali. John Poliquin, all’esordio, fa l’esecutore della loro visione. Nel cast si rivede con piacere Sean Rogerson, reduce molto vissuto del film precedente.

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